La concentrazione di questo gas può essere ridotta attraverso alcune pratiche, quali: areazione, pressurizzazione, scelta dei materiali di costruzione e sigillatura delle sorgenti. Vediamo nel dettaglio.
Abbiamo letto in precedenti articoli di come la Campania abbia normato il radon e di quali siano i tempi necessari a misurare la concentrazione di gas nell’aria. Adesso entriamo nel merito di come ridurre la presenza di radon, una volta appurato che la sua concentrazione supera i limiti di legge. Come già chiarito, questo gas non ha origini antropiche, per cui i rischi ad esso connessi possono essere fortemente ridotti, ma non eliminati del tutto. Vediamo nel dettaglio cosa fare una volta che si è rilevata una concentrazione di radon pericolosa per la salute dell’uomo:
- Areazione naturale e/o forzata;
- Pressurizzazione;
- Materiali nelle costruzioni;
- Sigillatura delle sorgenti.
Areazione naturale e/o forzata
Un’areazione naturale permette di deviare all’esterno il gas. Si applica in primo luogo al vespaio, ossia a quella camera d’aria che separa la superficie del suolo dalla pavimentazione del piano inferiore. Se non dovesse esistere vespaio, allora è possibile inserire un pozzetto che, attraverso areazione forzata, applica lo stesso principio di ricambio dell’aria. Se l’ambiente in questione è un interrato, il problema posto per il suolo va moltiplicato per le pareti contro terra, che devono essere distanziateattraverso uno scannafosso aerato. In generale, ulteriori tubazioni, nel caso in cui l’areazione naturale non dovesse bastare, possono “spingere” il radon fuori dall’ufficio, locale o negozio e tenere il gas nei limiti stabiliti dalla Legge.
Sistemi di pressurizzazione
Mentre il precedente sistema è, a tutti gli effetti, un sistema di depressurizzazione, quello che presentiamo adesso suggerisce il suo opposto, la pressurizzazione degli ambienti, per impedire l’ingresso del radon. Un sistema di ventilazione nel locale crea una sovrapressione, che tiene alla larga questo pericoloso gas. Nel caso in cui i materiali di costruzioni garantiscono una buona impermeabilizzazione, un sistema di pressurizzazione può essere sufficiente a garantire un ambiente salutare a sé e ai propri collaboratori.
Scelta dei materiali di costruzione
Il radon è emesso soprattutto da materiali di origine vulcanica. Va da sé, dunque, che nella costruzione di nuovi edifici bisogna prediligere materiali che non emettono radon ed evitare, ad esempio, sienite, tufo e peperino. L’Arpat Toscana ha pubblicato una scheda sintetica che associa ai singoli materiali di produzione i valori medi di emissione del radon e del torio:
Sigillatura delle sorgenti
Altra strada, non sempre di agevole percorribilità, è sigillare le intercapedini attraverso cui può passare il radon. L’elemento più critico è rappresentato in questo caso dalle condutture tecnologiche, quelle attraverso cui devono passare le tubature del gas, dell’acqua, scarichi o cavi elettrici. In questi casi è necessario usare materiale a tenuta elastica permanente. A ciò possono essere aggiunte, durante la ristrutturazione, membrane isolanti per i solai e le pareti a contatto con la terra. Altro accoglimento è la sigillatura di botole e chiusini attraverso guarnizioni isolanti. Insomma, tra tubature, fessure e botole, la sigillatura può diventare una tecnica di “guerra” al radon particolarmente impegnativa…
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