Il radon è la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo. La Campania ne è piena, perché è un gas emesso soprattutto dai terreni vulcanici. Oggi avvelena piani terra, seminterrati e interrati.
È dal 1988 che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) classifica il radon come gas cancerogeno. Passano gli anni Ottanta, i Novanta, si entra nel Duemila, poi avanti e avanti ancora, fino al 2019. Solo a luglio di quest’anno la Regione Campania, con la Legge regionale n. 13, obbliga datori di lavoro, esercenti, proprietari di locali al pian terreno o in interrati e condomini alla misurazione del radon. Gas mortale particolarmente presente in Italia, e in Campania in particolare.
Cos’è il radon
Dove si trova
Radon e salute
Difendersi dal radon
La legge campana sul radon
Cos’è il radon
Il radon è un gas inodore, incolore e insapore, naturalmente presente sulla Terra e, in particolare, nelle zone vulcaniche. Quello maggiormente rilevante per la salute dell’uomo è il radon 222 (che di seguito indicheremo con il nome generico di “radon”) e deriva dal decadimento dell’uranio-238.
Insomma, il Radon è naturalmente radioattivo e sufficientemente stabile da rappresentare una minaccia. A differenza di altri isotopi della stessa famiglia, infatti, questo gas “dura” quasi quattro giorni, prima di decadere. Tecnicamente si dice che il radon ha un’emivita di 3,8 giorni, ossia che dopo quasi quattro giorni la metà dei suoi atomi decade in un altro elemento. Perché questo dato è interessante? Perché fa parte della pericolosità del radon: restando nell’aria per un tempo relativamente lungo, cresce la probabilità che l’isotopo radioattivo venga inalato.
Dove si trova il gas Radon
Radon in Campania | Radon e terremoti
Il radon si trova sulla crosta terrestre, irradiato dall’uranio, quale effetto del suo decadimento. Esistono alcune rocce che tendono a produrre il radon in percentuale maggiore. Si tratta soprattutto di formazioni di origine vulcanica, particolarmente presenti in Italia e, nello specifico, in Campania. Si pensi ad esempio al tufo, che caratterizza tanto Napoli e la sua provincia e che, purtroppo, è tra le rocce maggiormente produttrici di questo gas. Anche le lave, il peperino, i graniti o la pozzolana, prodotto lavico che, non a caso, prende il nome da “Pozzuoli” e che caratterizza tutta l’area dei Campi flegrei.
Per quanto riguarda i locali di aziende o altri esercizi, sono elevate le possibilità che qualsiasi interrato o seminterrato sia stato scavato nelle rocce suddette. Cantine, magazzini, parcheggi, locali sotto al livello della superficie sono potenziali contenitori di radon, con l’aggravante di un’aria scarsamente rinnovata in cui gli isotopi sfruttano tutto il tempo di emivita. Potenzialmente in pericolo, comunque, anche i primi piani e, solo in rari casi, anche quelli superiori.
Non solo sono in pericolo tutte gli edifici costruiti su terreni vulcanici, ma anche quelli edificati con argille composte da alluminio, granito, tufo, porfido, basalto e pietre laviche in generale.
Ultima presenza da ricordare è il radon nelle acque, nelle quali può essere presente come gas disciolto, capace di entrare nelle falde acquifere.
La mappa del radon in Campania
Curiosità: radon e terremoti
La forte presenza di radon nelle zone vulcaniche ha suggerito alla scienza di indagare la possibilità che un aumento delle concentrazioni di questo gas possa aiutare a predire i terremoti. Al momento, però, non esistono evidenze scientifiche incontrovertibili. La ricerche, comunque, proseguono, ma, come ha osservato a Wired Paola Tuccimei, docente di Geochimica ambientale di Roma Tre, “siamo ancora a decenni di distanza dal poter pensare di sviluppare modelli predittivi sfruttando le emissioni di radon”.
Conseguenze del radon sulla salute
L’Organizzazione Mondiale della Sanità riconobbe la pericolosità del radon nel 1988, indicandolo come causa di tumori. Oggi i dati a supporto di tale tesi non lasciano spazio a dubbi e si stima che il radon sia la seconda causa di rischio per l’insorgenza di tumori polmonari, dopo il fumo. La minaccia è rappresentata soprattutto dall’inalazione di questo gas.
Purtroppo l’aspetto più critico di questo gas non è il radon in sé, le cui caratteristiche gli consentono l’accesso all’organismo in maniera inavvertita (perché, ricordiamolo, è inodore, incolore e insapore), ma il suo decadimento in elementi radioattivi, che permette loro di attaccarsi al particolato atmosferico e di entrare in profondità nell’apparato respiratorio.
Nel 2001, quando fu pubblicato il Piano Nazionale Radon dal Ministero della Salute, si stimavano tra i 1500 e 6000 casi di tumore polmonare all’anno, in Italia, attribuibili al radon.
Come difendersi dal radon
In compenso il radon è molto volatile, il che permette di disperderlo facilmente arieggiando l’ambiente. Una possibilità che però non è connaturata ad ambienti interrati, siano essi cantine, appartamenti o aule poste al di sotto del piano terra. Fermo restando, tra l’altro, che il rischio – sebbene ridotto – si estende anche ai piani superiori.
Oltre a sistemi di aerazione, è possibile attuare interventi edilizi mirati sulle abitazioni esistenti e, in quelle di nuova costruzione, mettere in pratica criteri anti-radon. In ogni caso è bene ricordare che eliminare del tutto questi isotopi non è possibile, poiché sono sempre presenti nell’atmosfera. È la concentrazione di questo gas, infatti, a determinarne la sua pericolosità. Secondo una direttiva dell’Unione europea i luoghi di lavoro non dovrebbero far registrare una concentrazione superiore ai 300 Bq/m3 (limite adottato anche dalla Regione Campania). Per capire nel dettaglio come ridurre la concentrazione di radon, vi invitiamo a leggere il nostro approfondimento:
La Legge regionale della Campania
Chi è obbligato | Date | Cosa fare | Sanzioni
Nel 1988 l’OMS classificava come cancerogeno il radon e diversi paesi del Nord Europa adeguavano le proprie leggi, già negli anni Ottanta, con lo scopo di ridurre i rischi connessi a questo gas. Il 27 novembre 2001 – 13 anni dopo – il Ministero della salute pubblicava il Piano Nazionale Radon. Diciotto anni dopo, la Regione Campania emana la Legge regionale n. 13 del 08/07/2019, che impone l’obbligo di misurare la concentrazione di radon in tutte le attività collocate al piano terra, interrati e seminterrati.
I tempi ridotti, la scarsa informazione e la mancata sensibilizzazione sul tema hanno portato quasi tutti a non rispettare la data imposta dalla Regione, entro cui effettuare le misurazioni, ossia il 16 ottobre 2019. Associazioni e datori di lavoro chiedono fortemente una proroga per non incappare nelle sanzioni. Di seguito riportiamo una sintesi schematica della legge.
Chi è obbligato
La legge dispone un obbligo di mappatura e misurazione delle emissioni da radon in
- edifici esistenti, per appurare le concentrazione del gas in (1) piani terra, seminterrati e interrati “aperti al pubblico, con esclusione dei residenziali e dei vani tecnici isolati al servizio di impianti a rete” e in (2) edifici strategici, compresi asili nido e scuole. Il limite di concentrazione da rispettare è di 300 Bq/m3.
- nuove costruzioni, per mantenere i valori entro i 200 Bq/m3.
Nelle aziende l’obbligo ricade sull’affittuario, ma le sanzioni interessano anche il proprietario del locale.
Date
Update: La successiva Legge regionale 26 del 4 dicembre 2019 modifica quella dell’8 luglio e proroga il termine per adempiere alla norma ad una ulteriore data da stabilirsi.
La legge porta la data dell’8 luglio 2019, è stata pubblicata il 15 e già per il 16 ottobre dello stesso anno prevedeva la deposizione della mappatura certificata degli edifici, a carico dei soggetti interessati. Entro un anno e mezzo dall’entrata in vigore della legge (ovvero per il 16 gennaio 2021), ogni attività suddetta deve inviare al comune di appartenenza e all’Arpac i risultati delle misurazioni annuali della concentrazione del gas all’interno del locale. In questo arco di tempo, dunque, le attività, la cui concentrazione di radon superava i limiti di legge, devono provvedere a fare il necessario per mettere in sicurezza gli ambienti. Trascorsi ulteriori trenta giorni, si incorre nelle sanzioni in caso di mancato invio della documentazione o di valori ancora eccedenti i limiti.
Cosa fare
Il proprietario o rappresentante del locale deve affidare a una soggetto certificato la misurazione della concentrazione del radon. La documentazione deve essere spedita al comune e all’Arpac. Nel caso in cui la concentrazione di radon sia superiore ai 300 Bq/m3 per gli edifici pre-esistenti o di 200 Bq/m3 per quelli di nuova costruzione, bisogna procedere all’adeguamento degli ambienti, con interventi edilizi mirati (es. sistemi di aerazione). La misurazione dei valori di concentrazione deve essere avvenire con strumentazione passiva tramite rivelatori a tracce nucleari e deve rilevare il valore medio ponderale di concentrazione su due semestri distinti: primaverile-estivo e autunnale-invernale. Solo la misurazione, dunque, richiede un periodo di “test” di un anno.
Sanzioni
La mancata effettuazione dei rilievi o dell’inoltro dei risultati alle autorità competenti implica la sospensione dell’agibilità del locale, quindi:
- chiusura dell’ufficio,
- impossibilità di affittare o vendere il locale.
Come anticipato, benché l’obbligo ad adempiere alla legge penda sul responsabile della sede aziendale, le conseguenze delle sanzioni interessano anche (e, forse, soprattutto) il proprietario.
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