I tuoi lavoratori sono esposti al rischio vibrazioni? Tipologie di minacce

Le vibrazioni sono agenti fisici da non trascurare. Possono creare seri problemi alla salute dei lavoratori, per cui vanno attentamente monitorate.

Per potersi definire sana, un’impresa deve fondarsi su vari presupposti, tra i quali anche la capacità di assicurare la sicurezza negli spazi produttivi. Garantirla significa salvaguardare il benessere psicofisico dei lavoratori dal quale – in una sorta di effetto domino – derivano ripercussioni positive sull’intero andamento aziendale. Per tutelare il diritto alla salute dei dipendenti, è però indispensabile la determinazione a stroncare sul nascere – o quantomeno ad arginare – i rischi relativi ad agenti connessi allo svolgimento del business. Al pari dei possibili oggetti d’impresa, anche tali agenti possono essere molteplici.  Tra essi, rientrano anche quelli di carattere fisico, in cui è possibile annoverare le vibrazioni meccaniche. Esse costituiscono un fenomeno da non sottovalutare, in quanto possono incidere a più livelli, e con vari gradi di pericolosità, sull’integrità mentale e fisica di chi vi è esposto.

Perché sono pericolose | Tipologie | Attività a rischio | Come difendersi

uomo con martello pneumatico

Perché sono pericolose?

Le vibrazioni meccaniche sono capaci di pregiudicare la salute in ragione della loro attitudine a sollecitare non soltanto le articolazioni, ma anche gli organi e gli apparati interni, con conseguente possibilità di generare disturbi o patologie di varia natura. Inoltre, non va sottovalutato il fatto che la prolungata esposizione a tale fonte di pericolo è altresì motivo di stress mentale per il lavoratore, il quale ne potrebbe essere infastidito al punto da non riuscire ad adempiere correttamente alle proprie mansioni lavorative. Questa pericolosità si manifesta in due forme, che danno vita ad altrettante tipologie di vibrazioni:

  1. Le Hand – Arm Vibration (HAV), che si trasmettono al sistema mano – braccio;
  2. Le Whole Body Vibration (WBV), le quali interessano il corpo umano nella sua interezza.

È a queste due differenti minacce che gli imprenditori devono far riferimento per effettuare una valutazione del rischio da esposizione che sia in grado di offrire opportune garanzie di tutela della salute. 

Tipologia di vibrazioni

HAV

Una corretta misurazione del pericolo non può tuttavia prescindere da un’adeguata conoscenza della materia. Pertanto, è indispensabile capire cosa si celi dietro i due acronimi. A tal scopo, può essere d’aiuto il Testo Unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (d.lgs. n.81/08). In tale corpo normativo, le vibrazioni del sistema mano – braccio (HAV) vengono individuate come quelle capaci di interessare gli arti superiori, mediante il semplice contatto tra la mano dell’operatore e l’apparecchio da cui si propaga il moto oscillatorio. Una prolungata esposizione a tale fonte di pericolo è altamente pregiudizievole per il lavoratore, il quale potrebbe accusare disturbi di carattere vascolare (generalmente rappresentati dalla Sindrome di Reynaud), muscolare, osteoarticolare o anche neurologico. In merito a questa tipologia di rischio, la legge fissa un preciso limite di esposizione giornaliero pari a 5 m/s2 (metri al secondo quadrato, ossia l’unità di misura dell’accelerazione) . Nel caso di periodi più brevi, tale valore passa invece a 20 m/s2.

WBV

Sono così definite quelle capaci di propagarsi all’intero corpo umano. Non coinvolgendo i soli arti superiori, esse sono responsabili di disturbi ulteriori rispetto a quelli inerenti il sistema mano – braccio. Nello specifico, l’operatore lungamente esposto a tale tipologia di onde potrà essere affetto da patologie quali:

  • Lombalgia;
  • Sciatalgia;
  • Ernia del disco;
  • Trauma del rachide.

Anche in questo caso, il legislatore ha tracciato un confine oltre il quale l’esposizione incrementa le possibilità di danni alla salute. Nel dettaglio, il limite giornaliero (tenuto conto delle ordinarie 8 ore di lavoro) è di 1,0 m/s2; in riferimento a periodi di tempo più ristretti, lo stop è invece fissato a 1,5 m/s2.

Quali sono le attività più a rischio?

Difficile stilare con perentorietà una classifica, trattandosi di una fonte di pericolo rintracciabile in pressoché tutte le attività. Il carattere trasversale della minaccia rende quindi arduo indicare i lavoratori più a rischio, la cui tutela, pertanto, più che sulla considerazione del settore produttivo, può basarsi sui macchinari e sulle apparecchiature utilizzate. Le vibrazioni meccaniche sono generalmente prodotte da una vasta gamma di utensili e strumentazioni, diversi sia per finalità che per campo di impiego. Smerigliatrici, levigatrici, chiodatrici, così come tagliaerba, trapani, motoseghe e martelli pneumatici, sono soltanto alcuni degli utensili in grado di generare vibrazioni. Si tratta di dispositivi utilizzati nei più diversi contesti lavorativi (come – per esempio – l’edilizia, l’agricoltura e il manifatturiero) il che rende azzardato escludere a priori un determinato business dal rischio di cui stiamo trattando.

Come prevenire il pericolo?

Per arginare la minaccia costituita dai moti oscillatori meccanici, è fondamentale rispettare un insieme di accorgimenti tesi a preservare la salute dei lavoratori. Innanzitutto – è bene ribadirlo – non va mai superato il limite di esposizione fissato dalla normativa. Al fine di rispettare quanto disposto, l’imprenditore dovrà dunque organizzare il lavoro secondo determinati turni orari, al fine – per l’appunto – di evitare una prolungata vicinanza alla fonte di rischio. In aggiunta a ciò, gli operatori dovranno essere dotati degli opportuni dispositivi di protezione individuale (su tutti, i guanti ammortizzanti) ed essere accuratamente informati circa l’idoneo utilizzo degli stessi. Inoltre, è opportuno monitorare la salute degli operatori, mediante l’effettuazione di visite mediche periodiche. Sorveglianza sanitaria, pianificazione e attrezzature di protezione: sono tre pilastri su cui si fonda il contrasto a un agente fisico subdolo quanto temibile. 

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