Acque reflue delle piscine: sono industriali o domestiche?

Per comprendere il tema relativo allo scarico delle acque reflue delle piscine, è necessario avere una chiara visuale della normativa nel suo complesso. Partendo dal Testo Unico sull’Ambiente e concludendo con le disposizioni regionali che, per la Campania, distinguono le acque delle piscine tra reflui industriali e reflui assimilabili ai domestici.
Piscina interna di grandi dimensioni

Il quadro normativo che fissa la disciplina riguardante lo scarico delle acque reflue delle piscine è indubbiamente complesso. Tale complessità deriva da una legislazione che si dipana su più piani, coinvolgendo sia l’ambito statale che quello locale. Per questa ragione, gli imprenditori interessati a recepire a pieno la normativa che regola i reflui delle piscine devono tener d’occhio disposizioni statali e atti regionali aventi per oggetto una materia molto sensibile, in quanto va a incidere tanto sulla salute pubblica quanto sulla salvaguardia ambientale. Di seguito indicheremo la normativa statale di riferimento e, per il momento, quella della Regione Campania.

Testo Unico sull’Ambiente e piscine

Il percorso di conoscenza della normativa riguardante le acque reflue delle piscine muove i primi passi dal Testo Unico sull’Ambiente (d.lgs. n.152/06), ove tale tipologia di reflui viene annoverata tra quelli a carattere industriale, definiti come “qualsiasi tipo di acque reflue scaricate da edifici od impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni, diversi dalle acque reflue domestiche e dalle acque meteoriche di dilavamento”. L’assenza di ulteriori specificazioni in merito consente di notare che, a livello statale, la normativa si limita dunque alla mera qualificazione “industriale” delle acque scaricate da una vasca natatoria (si legga l’approfondimento per capire la differenza tra reflue industriali, domestiche e urbane).

Campania, la normativa sui reflui delle piscine

È a livello regionale che la normativa riguardante le acque reflue delle piscine assume carattere più analitico, presentando specificazioni finalizzate a disciplinare dettagliatamente la materia. Per quanto riguarda la Regione Campania, il tema è stato trattato dal Regolamento n.6/13, pubblicato nel B.U.R.C. n.52 del 30 settembre 2013. Con questo atto, Palazzo Santa Lucia ha provveduto a qualificare le acque delle piscine come reflui industriali a carattere domestico, salvo le ipotesi di acque di controlavaggio dei filtri che, qualora non siano state preventivamente trattate, vanno considerate reflui industriali. Nello stesso regolamento, il governo campano ha altresì fissato i parametri richiesti affinché un determinato refluo possa essere assimilabile agli scarichi domestici. Tali parametri sono elencati nella seguente tabella.

ParametriLimiti
Portata< 15 mc/giorno
PH5,5-9,5
Temperatura< 30° C
ColoreNon percettibile
con diluizione 1:40
Materiali grossolaniassenti
Solidi sospesi totali< 450 mg/l
BOD5< 250 mg/l
COD< 500 mg/l
Rapporto COD/BOD5< 2,2
Fosforo totale< 30 mg/l
Azoto ammoniacale< 35 mg/l
Azoto nitroso< 0,6 mg/l
Azoto Nitrico< 20 mg/l
Grassi e olii animali/Vegetali< 30 mg/l
Tensioattivi< 15 mg/l
Caratteristiche del refluo prodotto da qualsiasi attività affinché
possa essere considerato assimilato ad acque reflue domestiche

Acque di controlavaggio dei filtri

Quali sono le acque di controlavaggio dei filtri che, se non trattate, sono da considerare reflui industriali? Per capirne di più, è utile descrivere l’operazione di controlavaggio, meccanismo mediante il quale si provvede alla rimozione delle impurità dai filtri, e che si attua invertendo il sistema di circolazione dell’acqua. In quest’operazione, un ruolo fondamentale viene svolto dalla valvola selettrice, che inverte il flusso dell’acqua all’interno del filtro, e dal filtro stesso, che imprigiona lo sporco nel suo letto di sabbia.

Sostanze presenti nelle acque di controlavaggio

Generalmente, le acque di controlavaggio dei filtri di una piscina contengono:

  • Prodotti chimici;
  • Solidi sospesi;
  • Sostanze organiche.

La quantità di tali sostanze varia in base alla frequenza con cui viene operato il controlavaggio e al numero di persone che usufruiscono della vasca. In ogni caso, al fine di essere equiparate alle acque reflue industriali assimilabili alle domestiche, le acque di controlavaggio devono essere sottoposte a uno specifico trattamento depurativo, finalizzato a ridurre la portata inquinante delle sostanze in esse presenti. Qualora tale trattamento non venga posto in essere, le acque di controlavaggio dei filtri vengono considerate a tutti gli effetti reflui industriali.

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