Radon, quali imprese rischiano di più?

Quali sono le imprese più esposte al rischio radon? E quali le strategie migliori per limitarne la pericolosità? Saperlo è fondamentale per non farsi trovare impreparati. Ogni imprenditore sa che salvaguardare la salute dei propri dipendenti è un compito complesso, reso tale dalla molteplicità di fattori capaci di attentare al benessere dei lavoratori. In altre parole, bisogna prestare attenzione a innumerevoli minacce, non soltanto a quelle generate dall’attività produttiva (com’è, ad esempio, il rischio vibrazioni), o causate da una cattiva manutenzione degli impianti aeraulici (caso emblematico è la Legionella), ma anche a quelle che si sviluppano a prescindere dal comportamento umano. Come il rischio derivante dal radon, un gas naturale sprigionato dal sottosuolo che, una volta invasi gli ambienti indoor, si trasforma in un pericolo allarmante per i soggetti che vi sono esposti.

Identikit del radon

Inodore, incolore e insapore. Basterebbero già soltanto queste caratteristiche per capire che il radon è un nemico subdolo, difficile da individuare prima che faccia danni. Elemento radioattivo di origine naturale, questo gas caratterizza particolarmente i terreni tufacei (in Italia, le maggiori concentrazioni di radon si registrano in Campania, Lazio, Toscana, Lombardia e Friuli Venezia Giulia) e i materiali edilizi ricavati da tale roccia. La pericolosità del radon – calcolata in Becquerel (Bq) per metro cubo – è inoltre sancita dai risultati di numerose indagini epidemiologiche, che considerano questa sostanza come la seconda principale causa di tumore polmonare, dopo il tabagismo. A decretarne la rischiosità a livello internazionale è poi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che inserisce il radon nel Gruppo 1 delle sostanze cancerogene, in cui sono elencati tutti gli elementi (tra cui anche i raggi UV, il benzene e l’alcol) riguardo i quali esistono sufficienti prove di cancerogenicità per l’uomo.

Quali sono le imprese a rischio?

Per rispondere a questa domanda, è opportuno ricordare che la minaccia qui esaminata è particolarmente grave nei territori in cui si registrano elevate concentrazioni di radon. A essere maggiormente esposte sono quindi le imprese ubicate su terreni prevalentemente tufacei. È qui, infatti, che il radon si sprigiona dal sottosuolo e, sfruttando crepe nelle pavimentazioni o lungo le pareti, si diffonde nel microclima aziendale, creando gravi inconvenienti specie nei locali seminterrati o ubicati a piano terra (come caveau bancari, depositi, cantine, garage sotterranei). Tuttavia, il pericolo non può essere circoscritto a questi ambienti, tenendo a mente che la minaccia non deriva soltanto dalla presenza del radon nel sottosuolo, ma anche nei materiali da costruzione ricavati dal tufo, il che rende il radon un’emergenza potenzialmente presente anche in locali sopraelevati.

Livelli massimi di concentrazione

La conoscenza della pericolosità del radon e degli ambienti a esso maggiormente esposti costituisce soltanto l’inizio dell’azione di contrasto a tale minaccia. Il passo successivo è capire di preciso quando suona l’allarme. In altre parole, quali sono i valori limite oltre cui questo gas inquina gravemente il microclima aziendale? A fornire una risposta ci ha pensato il legislatore che, con il d. lgs. 101/2020 ha fissato il valore limite di concentrazione media annua massima ammissibile pari a 300 Bq/m3 per luoghi di lavoro. Oltrepassato questo valore, al titolare dell’impresa spetta il compito di far effettuare un’apposita valutazione del rischio, con relativa individuazione delle strategie più affidabili per ridurre la concentrazione di radon nell’aria indoor e, conseguentemente, tutelare la salute dei lavoratori esposti.

Misure di contrasto

Debellare del tutto il pericolo qui esaminato è impossibile. Più realistico, invece, è porre in essere una serie di misure tecniche in grado di tenere sotto controllo la nocività del radon. Tra gli accorgimenti che solitamente vengono posti in essere, si possono elencare:

Debellare del tutto il pericolo qui esaminato è impossibile. Più realistico, invece, è porre in essere una serie di misure tecniche in grado di tenere sotto controllo la nocività del radon. Tra gli accorgimenti che solitamente vengono posti in essere, si possono elencare:

  1. La depressurizzazione del suolo: mediante la realizzazione di un pozzetto per la raccolta del radon che, collegato a un apposito sistema di ventilazione, permette la creazione di una depressione all’interno del quale convogliare il gas, per poi espellerlo nell’ambiente esterno;

  2. La pressurizzazione dell’edificio: che prevede l’aumento della pressione atmosferica all’interno dei locali aziendali, al fine di contrastare la risalita del gas dal sottosuolo;

  3. Il miglioramento della ventilazione: sia naturale che meccanica, essa favorisce la salubrità del microclima, così da salvaguardare la salute dei lavoratori non soltanto dal radon, ma anche da altre sostanze in grado di inquinare l’aria indoor.

 

Per quanto importanti, le misure di cui si è appena detto non possono però essere considerate come l’unico strumento di contrasto. Al pari di ogni altro rischio aziendale, anche per il radon si rende opportuno predisporre una strategia complessa, contraddistinta da elementi indispensabili, come la sorveglianza sanitaria periodica, l’obbligo di formazione e informazione, la dotazione di adeguati dispositivi di protezione individuale.

 

Radon sotto controllo con Esia

Dalla teoria bisogna necessariamente passare alla pratica, perché il rischio radon non svanisce soltanto con la conoscenza. Occorre la presenza di chi sia in grado di tramutare quella consapevolezza in idonee tattiche di contrasto.

Una scelta opportuna è affidare tale compito a Esia, che da trent’anni a questa parte fornisce alle imprese servizi di consulenza ambientale e di sicurezza sul lavoro. Strumentazioni adeguate consentono la misurazione precisa della concentrazione di radon negli ambienti lavorativi, mentre il know how vantato dall’azienda e dai suoi collaboratori assicura l’attuazione di piani di intervento calibrati per ogni realtà aziendale.

A ciò, si aggiunga anche il fatto che Esia fornisce supporto, non soltanto nella redazione del documento di valutazione del rischio radon, ma anche nella gestione delle relazioni con le agenzie ambientali e con le aziende sanitarie. Dunque, si tratta di un sostegno costante e a 360°, studiato per non lasciare mai solo l’imprenditore. Neanche di fronte a un nemico subdolo come il radon.

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