Due gestori di un cantiere navale sulla costa di Vigliena-Pietrarsa scaricavano le acque reflue nella fogna pubblica e dragavano il fondale marino senza autorizzazioni. Sequestrati il capannone, il piazzale, la gru e i fanghi.
L’attività di controllo delle Forze dell’ordine a tutela dell’ambiente non si ferma. Dopo il sequestro effettuato circa un mese fa nel Salernitano per gravi irregolarità di un impianto industriale nella gestione e scarico dei rifiuti, a finire sotto alla lente del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) dei Carabinieri sono aziende private situate sulla costa “Vigliena-Pietrarsa”, nella zona est di Napoli.
Il nucleo speciale di Napoli a intensificato i controlli sul tratto di costa interessata, fino ad aver individuato un cantiere nautico che immetteva le acque reflue industriali nelle fognature, senza averne alcuna autorizzazione e senza sottoporre il liquido scaricato ad alcun trattamento di depurazione. A ciò si aggiungerebbe un altro illecito, poiché i militari hanno segnalato operazioni di dragaggio del fondale marino, anch’esse effettuate in assenza di autorizzazione da parte delle Autorità competenti. Il cantiere aveva dunque prelevato e stoccato fanghi di drenaggio in un’area non preposta allo scopo.
Il cantiere nautico è stato sottoposto a sequestro. L’area interessata comprende un capannone di mille metri quadrati e un piazzale di circa 150 metri quadrati. Il provvedimento giudiziario interessa anche la gru utilizzata per il dragaggio e i 15 metri cubi di fanghi prelevati dal fondali marino. I due gestori del cantiere sono stati denunciati.
Sull’operazione è intervenuto lo stesso Ministro dell’ambiente, Sergio Costa, che ha avvertito che “Non c’è e non ci sarà tregua per chi continua a violare la legge commettendo reati che danneggiano il territorio”. Il capo del dicastero dell’ambiente, inoltre, ha rilanciato sul destino di tutto il SIN (Siti di Interesse Nazionale) di Napoli Est. Non solo sono stati intensificati i controlli, precisa Costa, ma “stiamo lavorando per accelerare le procedure di bonifica, ferme ormai da troppi anni”.